Il 4 Maggio, alcuni rappresentanti del team MOAS si sono resi disponibili per le audizioni presso il Parlamento Italiano. MOAS si è presentata davanti al Comitato Schengen e alla Commissione Difesa del Senato per fornire informazioni riguardo le proprie operazioni di Ricerca e Soccorso (SAR) nel Mediterraneo Centrale, e chiarire il proprio ruolo a fronte dell’attuale crisi migratoria.
Le domande hanno affrontato le accuse riguardanti la nostra organizzazione che sono state avanzate di recente sia dai media che a livello politico, e che comprendevano il lavoro svolto da MOAS, i meccanismi di finanziamento della nostra organizzazione, e il quadro legale entro il quale operiamo. I nostri rappresentanti hanno affrontato le audizioni con lo stesso spirito di trasparenza e cooperazione che ci ha sempre contraddistinto, e che abbiamo sempre applicato nei confronti delle autorità nazionali ed europee, dei media e dei nostri donatori.
In merito alla domanda sul perché i nostri sbarchi avvengano in Italia, e non a Malta o in Tunisia, i nostri rappresentati hanno innanzitutto precisato che non è MOAS a prendere questo tipo di decisioni. Il Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC) della Guardia Costiera di Roma si è de facto assunto la responsabilità di tutte le attività di salvataggio nell’area dove vengono svolte le operazioni di soccorso. Pertanto, è compito dell’MRCC di Roma individuare ed assegnare i porti di sbarco. È sempre l’MRCC a coordinare le attività di tutti gli altri attori presenti in mare, quando necessario. MOAS non si è mai rivolta ai centri di coordinamento Maltese o Tunisino perché ciò non è previsto dal protocollo accordato dallo stesso MRCC di Roma.
Riguardo a tutte le domande di natura politica, in merito al protocollo SAR in mare, al diritto d’asilo, e così via, è stato chiarito come siano temi per cui MOAS non è nella posizione per poter rispondere. Tali responsabilità e processi decisionali, infatti, fanno capo alle autorità politiche nazionali ed Europee, non ad un’organizzazione umanitaria.
Ai nostri rappresentanti è stato anche chiesto se collaboriamo e cooperiamo con le autorità Italiane o con Frontex nello svolgimento delle nostre attività quotidiane. Al termine di ogni missione, MOAS consegna report dettagliati delle proprie operazioni alle autorità preposte presenti nei porti di sbarco, indicando la sequenza spazio-temporale degli eventi e riportando nel dettaglio tutte le istruzioni ricevute dall’MRCC di Roma relativamente ad ogni singola attività di salvataggio intrapresa da MOAS. Al porto di sbarco MOAS coopera con tutte le autorità presenti sul posto, dalle forze dell’ordine alle autorità sanitarie, passando per tutte le altre ONG attive sul territorio.
Alla domanda se vi siano stati contatti o collusioni con i trafficanti di esseri umani per facilitare le operazioni di salvataggio, MOAS ha respinto categoricamente ogni accusa, affermando di non aver mai avuto nessun tipo di collaborazione o forma di collusione con i trafficanti.
I nostri rappresentanti hanno anche risposto a una serie di domande riguardo i meccanismi di finanziamento della nostra organizzazione e l’origine dei fondi. È stato spiegato come la prima fase volta a testare la fattibilità del progetto MOAS sia stata interamente finanziata dai nostri fondatori nel 2014. In seguito, a partire dal 2015, MOAS ha cominciato la propria raccolta fondi per poter contare su donazioni private per mantenere le proprie operazioni. Si tratta in questo caso di varie tipologie di donazioni, che comprendono piccoli donatori -che rappresentano la fonte primaria- i grandi donatori, i contributi dei partner operativi, donazioni di aziende e società private, fondi istituzionali, campagne per la raccolta fondi fatte da terzi per nostro conto, e donazioni da parte di fondazioni. I nostri bilanci vengono certificati da PwC, una delle 4 più grandi società di revisione finanziaria, e sono disponibili sul nostro sito web come parte della nostra rendicontazione non appena vengono ultimati.
Nelle scorse settimane, il team MOAS ha impiegato gran parte del proprio tempo e delle proprie risorse per rispondere al grande numero di domande che ci sono state rivolte. Ora dobbiamo tornare a concentrarci sulle nostre attività umanitarie in mare. È stato ampiamente chiarito che le attività di Ricerca e Soccorso in mare non costituiscono la soluzione alle complesse sfide poste dall’attuale fenomeno migratorio di massa. Proprio per questo motivo, MOAS ha ripetutamente chiesto che vengano applicate quelle alternative sicure e legali ai “viaggi della morte” che già sono state create. Tuttavia, in quanto organizzazione umanitaria, finché ci sarà qualcuno talmente disperato da rischiare la propria vita su barconi fatiscenti in mare, noi sentiremo l’obbligo e la responsabilità di fare tutto il possibile per evitare l’ulteriore perdita di vite umane.