Il 14 Ottobre 2017 a Shamlapur, in Bangladesh, MOAS ha inaugurato la sua Aid Station con la quale concentrerà, per la prima volta, il proprio impegno umanitario sulla terraferma. Il centro presterà ai rifugiati Rohingya e alle comunità ospitanti bengalesi l’assistenza medico-sanitaria di cui c’è urgente bisogno, con particolare attenzione per le donne incinte e quelle che hanno appena partorito oltre ai bambini nei campi improvvisati intorno al villaggio di pescatori di Shamlapur.
Per far fronte alle precarie condizioni nei campi di fortuna e all’alta percentuale di bambini, donne incinte o che hanno appena partorito, MOAS ha reclutato un team di 49 professionisti bengalesi e italiani fra cui un direttore sanitario, un addetto alle forniture mediche, otto dottori, sei infermiere, una ostetrica, due assistenti farmaceutici e due responsabili addetti alla gestione dei dati con competenze paramediche. Il team somministrerà assistenza medica primaria e secondaria in particolare in ambito pre- e post-natale e pediatrico. Inoltre, si sta occupando anche dell’elevato tasso di malnutrizione fra i bambini a Shamlapur e cerca di prevenirla fra le tante persone a rischio.
Dopo aver esaminato le condizioni sanitarie precarie e il sovraffollamento nei campi improvvisati, è fondamentale prepararsi alle eventuali epidemie. Pertanto la Aid Station è attrezzata con acqua potabile e servizi igienici. Il team seguirà le linee guida dell’OMS in caso si avviasse un progetto di vaccinazioni, oltre a sensibilizzare ed informare la comunità per evitare il diffondersi di malattia trasmissibili.
“L’ONG italiana MOAS ha iniziato a lavorare qui a Shamlapur per fornire assistenza medica. La vulnerabile popolazione Rohingya in loco beneficerà del suo lavoro insieme alla comunità locale. Riceveranno cure per malattie come diarrea e colera, mentre le donne incinte avranno tutta l’assistenza necessaria. In qualità di presidente della comunità locale, sono grato a MOAS per tutto il lavoro svolto in quest’area. Tutti noi a Shamlapur siamo orgogliosi della nostra gente. Se ce ne darete la possibilità, vi aiuteremo. Vogliamo trovare soluzioni insieme”, ha dichiarato Moulovi Aziz Uddin Presidente di Shamlapur.
Dopo aver distribuito il primo carico di aiuti, la nave MOAS, la Phoenix, continua a lavorare a supporto delle operazioni di terra trasportando forniture di aiuti estremamente necessarie per aumentare le risorse disponibili in Bangladesh. La prossima fornitura è prevista per l’1 Novembre e arriverà dalla Malesia.
Il modello MOAS, innovativo ed efficace da un punto di vista operativo, unito all’esperienza locale ed internazionale del nostro team, garantisce una risposta immediata nel somministrare adeguata assistenza medica e rafforza la capacità di MOAS nel fornire interventi umanitari mirati ovunque siano maggiormente necessari.
Regina Catrambone, Co-Fondatrice and Direttrice MOAS, dichiara: “MOAS ha deciso di schierarsi a fianco dei reietti, dei dimenticati e dei poveri che desiderano soltanto vivere in pace e prendersi cura delle proprie famiglie. Non ci tireremo indietro mentre il mondo rimane indifferente davanti alla sofferenza dei Rohingya. Ci siamo fatti avanti per essere qui al loro fianco, offrendo assistenza medica e aiuto per restituire la speranza di un futuro migliore. Oltre metà della popolazione Rohingya del campo è costituita da bambini sotto i 12 anni e donne che hanno perso i mariti. La loro disperazione è immensa e proprio per questo è importante essere qui e mantenere viva la speranza”.
Christopher Catrambone, Co-Fondatore MOAS, ha affermato: “L’arrivo di così tante persone in una comunità piccola mette enormemente alla prova anche infrastrutture e qualità della vita della popolazione locale. Proprio per questo le MOAS Aid Stations saranno a disposizione sia dei Rohingya che della comunità locale al fine di migliorare la qualità della vita di tutti”.
Mentre MOAS è impegnata a garantire assistenza medica d’emergenza e a supportare la comunità ospitante, chiediamo alla comunità internazionale di fare qualcosa a sostegno dei rifugiati Rohingya e in solidarietà col Bangladesh per mitigare questa crisi umanitaria. Moltissime vite sono in pericolo e la comunità internazionale deve mobilitarsi al più presto per prevenire il diffondersi di epidemie ed evitare situazioni di malnutrizione endemica.