Il 2017 si è aperto in un clima ostile di sospetti ed illazioni che riguardavano le ONG impegnate nei salvataggi in mare, diventate il bersaglio di fake news e propaganda elettorale. Abbiamo assistito con sgomento e incredulità al mutato atteggiamento nei nostri confronti e abbiamo faticato a comprendere l’evoluzione dell’approccio alla questione migratoria, come se le morti in mare -più che evitate- sarebbero dovute diventare un deterrente per chi era bloccato sull’altra sponda del mar Mediterraneo.
Nonostante la macchina del fango e le falsità senza fondamento, abbiamo deciso di avviare la nostra missione per salvare vite in mare e l’1 Aprile siamo salpati verso l’area SAR. Da quel momento fino alla sospensione della missione in mare a fine Agosto abbiamo salvato ed assistito circa 8mila bambini, donne e uomini in bilico fra la vita e la morte. Solo nel weekend di Pasqua, il team MOAS si è trovato di fronte ad una situazione senza precedenti per la sua complessa gravità: abbiamo assistito circa 1800 persone e si stima che solo in quel weekend 8500 siano state tratte in salvo. Avevamo già denunciato il peggioramento delle condizioni in mare dove agivamo coordinati dall’MRCC con sede a Roma: partenze a sciame, imbarcazioni sempre più fatiscenti ed affollate difficili sia da intercettare che da assistere per le loro precarie condizioni, allarmante numero di persone chiuse nelle stive dei barconi di legno, escalation di violenze ed abusi fisici e psicologici evidenti fra le persone salvate.
Eppure, la priorità non era più salvare vite umane. Ma evitare gli sbarchi, diminuire gli arrivi, rendendo sempre più proibitive le condizioni operative in area SAR e screditando con ogni mezzo chi ancora proseguiva la propria missione. Il culmine –sia in termini di fake news che di persone intercettate in mare- lo abbiamo toccato fra Aprile e Maggio. L’1 Agosto abbiamo annunciato ufficialmente la nostra firma al Codice di Condotta proposto dal governo italiano per normare ulteriormente le operazioni SAR delle ONG, dando così prova della nostra determinazione a collaborare fattivamente con le autorità e a salvare quante più persone ne avessero bisogno. Ma a fine Agosto le condizioni in mare erano mutate al punto da non consentirci -in buona coscienza e nel rispetto dei nostri principi fondanti- di proseguire la missione SAR: da un lato, diminuiva ulteriormente il livello di sicurezza entro cui operavano i membri del team SAR che erano sempre più esposti a rischi e pericoli; dall’altro, ci siamo rifiutati di diventare parte di un meccanismo che si preoccupa solo delle frontiere senza alcun riguardo per i diritti umani e gli abusi commessi ai danni dei più vulnerabili.
Così, pur essendo stati i primi civili impegnati in missioni SAR a fianco della missione Mare Nostrum e dopo aver ispirato altre organizzazioni grandi e piccole, a fine Agosto abbiamo deciso di sospendere la missione nel Mediterraneo per focalizzare tutti i nostri mezzi, risorse ed energie nel Sud-Est Asiatico dove dal 25 Agosto, con lo scoppio delle violenze in Myanmar a danno dei Rohingya, la situazione è peggiorata rapidamente. Con l’esodo di oltre 655.500 Rohingya riversatisi in Bangladesh per sfuggire alla repressione, la crisi umanitaria ha assunto contorni drammatici anche alla luce del sovraffollamento di campi e insediamenti ufficiali e non, delle terribili condizioni igienico-sanitarie che costituiscono terreno fertile per la diffusione di malattie trasmissibili e a vettore idrico. Attualmente malnutrizione, colera e altre malattie, rappresentano le principali minacce per la salute delle persone tanto che con MOAS abbiamo messo a disposizione le Aid Station per le campagna di vaccinazioni per prevenire morbillo e difterite patrocinate dal governo bengalese sotto la guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Dal 4 Settembre, quando la Phoenix ha terminato la sua traversata verso Est, fino a fine Dicembre abbiamo fatto enormi progressi: oltre 40 tonnellate di aiuti alimentari e umanitari sono state consegnate al governo bengalese che da solo sta affrontando una situazione così disperata senza mai rinunciare alla solidarietà; due cliniche sono state aperte a distanza di un mese (il 14 Ottobre e il 10 Novembre) a Shamlapur e Unchiprang dove abbiamo anche sfidato le condizioni particolarmente impervie dell’area; ad oggi oltre 22mila persone hanno ricevuto cure ed assistenza medica gratuita e di qualità senza contare il sostegno morale e psicologico. Gli ostacoli di natura burocratica, le sfide comunicative e il cambiamento radicale dello scenario operativo, lavorando per la prima volta sulla terraferma, non ci hanno minimamente scoraggiati, né hanno minato la nostra profonda convinzione dell’universalità dei diritti umani.
Avendo creato MOAS come organizzazione umanitaria finalizzata a mitigare la sofferenza umana, non abbiamo mai creduto in un criterio di prossimità che ci fa interessare solo a ciò che ci circonda. Mancando vie sicure e legali per chi fugge, i trafficanti -forti della mancanza di alternative e in spregio alla legge- intercettano per primi le esigenze dei più vulnerabili che pur di fuggire da situazioni disperate rischiano tutto. Proprio per questo da oltre due anni ci impegniamo per l’apertura di vie sicure e legali che svuotino i barconi della morte e rendano superflui i business dei trafficanti e sosteniamo con forza questo percorso nel rispetto del Diritto Internazionale perché, come ribadito da William Lacy Swing dell’OIM “Dove non agiscono i governi, agiscono i trafficanti”. Nella notte fra il 14 e il 15 Dicembre, inoltre, abbiamo assistito UNHCR nell’evacuazione di 74 persone altamente vulnerabili, fra cui 51 bambini e 22 donne, che erano bloccate nei centri di detenzione libici prima di venire portate in strutture sicure in Niger in attesa di essere reinsediate altrove.
Il 2017 è stato senza dubbio un anno intenso e pieno di sfide, cambiamenti e soddisfazioni per MOAS che senza il preziosissimo team e la comunità di donatori e sostenitori a livello internazionale non ce l’avrebbe mai fatta! Ma un altro anno ci aspetta e con esso la speranza di raggiungere chi ne ha bisogno per costruire un mondo finalmente in pace e accogliente affinché la solidarietà prevalga sull’egoismo e i diritti sugli abusi.
Ad maiora!