“I bambini Rohingya rischiano di diventare una generazione perduta”, dichiara l’UNICEF.
MOAS si unisce all’allarme dato dal responsabile UNICEF Bangladesh e ribadisce le preoccupazioni sollevate in moltissime occasioni. Da quando abbiamo iniziato la nostra missione in sud-est asiatico a sostegno dei Rohingya in fuga dalle persecuzioni in Myanmar, abbiamo ripetuto costantemente che l’inazione della comunità internazionale colpisce soprattutto donne e bambini.
Le nostre Aid Station da ottobre a giugno hanno curato quasi 69.000 persone, di cui 43% erano bambini e 41% donne e ragazze. Tra i bambini, una percentuale elevatissima (54%) avevano una età compresa fra i 2 e i 12 anni, a testimonianza sia del fatto che proprio i bambini sono il gruppo più grande all’interno della comunità perseguitata dei Rohingya, sia dell’urgenza di prestar loro soccorso medico.
Dopo un anno, dobbiamo riflettere su come intervenire in modo costruttivo nel lungo periodo. I bambini Rohingya hanno già perso il loro diritto all’infanzia, sono tagliati fuori quasi del tutto dai percorsi scolastici e rimangono costantemente esposti ai pericoli della tratta, dello sfruttamento sessuale e del lavoro forzato.
Come possono provvedere ai propri bisogni vitali, se nessuno si prende cura di loro?
Come sarà il loro futuro senza istruzione, famiglia e prospettive?
All’inizio del grande esodo nei campi bengalesi, molti bambini si smarrivano nel groviglio di nuove abitazioni improvvisate e nel caos costante di cose da fare. Si crearono subito dei punti per far riunire i bambini che si perdevano e i genitori che li cercavano. L’allerta era costante, ma questo non bastava a proteggere da altri pericoli fra cui i trafficanti di esseri umani.
Ora la nuova sfida è data dal monsone che a fine luglio in sole 24 ore nell’area di Cox’s Bazar ha rovesciato 463mm di pioggia, colpendo almeno 4000 bambini, in un contesto devastato non solo dalla stagione monsonica in corso, ma anche da una pericolosissima mancanza di fondi. Tutte le organizzazioni umanitarie sul campo hanno denunciato ripetutamente l’egoismo e la cecità da parte della comunità internazionale che ora deve agire.
Non si può più far finta di niente perché ignorare il futuro di generazioni di bambini significa disinteressarsi del futuro stesso dell’umanità.
Aiutateci ad aiutare!