La caduta dell’Afghanistan nelle mani dei talebani e la restaurazione dell’Emirato Islamico nel Paese pongono la comunità internazionale di fronte ad un grave deterioramento di quei diritti umani faticosamente conquistati nel corso degli ultimi venti anni.
La popolazione civile è in preda al panico e migliaia di persone cercano di lasciare il Paese in ogni modo possibile, per sfuggire alla violenza e alle persecuzioni imminenti ad opera dei talebani contro donne, ex collaboratori ed oppositori del regime.
MOAS sostiene con fermezza che è importante garantire la sicurezza di tutte le persone che desiderano lasciare l’Afghanistan, ormai non più un luogo sicuro, attraverso il ricorso e l’implementazione di #VieSicureELegali che consentano ai civili in fuga di raggiungere la loro destinazione senza mettere a rischio la propria vita.
Il panico e la disperazione dipingono i volti degli afgani in queste ore drammatiche. Secondo l’agenzia Onu per i rifugiati, dall’inizio dell’anno circa 400.000 persone hanno già abbandonato la propria abitazione in Afghanistan, a causa delle violenze, e dopo i recenti avvenimenti si rischia che migliaia di famiglie, bambini e donne in primis, siano costrette a fuggire in cerca di salvezza.
Per questo MOAS chiede al governo italiano e all’Unione Europea di attivare tutti quei meccanismi legali per garantire l’ingresso dei rifugiati dall’Afghanistan in modo sicuro. Al governo americano e ai Paesi alleati, chiediamo di accogliere tutti coloro che hanno lavorato /operato, in maniera diretta o indiretta, con la coalizione occidentale. Se così non fosse, queste persone sarebbero costrette a intraprendere viaggi pericolosi attraverso percorsi alternativi, in modo irregolare e a rischio della vita. Dovrebbero attraversare montagne e deserti, passare valichi e confini, forse imbarcarsi su carrette del mare col rischio di annegare, andando ad arricchire i “trafficanti” di esseri umani.
Regina Catrambone, co-fondatrice e direttrice di MOAS, dichiara: “Mi unisco all’appello firmato da 60 Paesi, affinche’ i cittadini afgani siano aiutati a lasciare il Paese in sicurezza e vengano accolti in modo legale. Bisogna proteggere le vite di tanti bambini, delle donne e di quelle persone vulnerabili che rischiano pesanti ripercussioni per aver collaborato con le missioni dei Paesi occidentali. Gli afgani hanno il diritto di vivere con dignità ed in sicurezza, e mi auguro che, come afferma anche Papa Francesco, il frastuono delle armi sia sostituito dal dialogo e dalla pace – nel rispetto dei diritti umani. La comunità internazionale deve essere unita nel garantire il ricorso a #VieSicureELegali per salvare le vite degli afgani in fuga dall’inferno: occorre offrire asilo sicuro a tutti i rifugiati afgani che ne hanno bisogno. Non voltiamoci dall’altra parte, restiamo umani e offriamo tutta la nostra solidarietà”.