Nel mezzo del caos e della distruzione causati dalla guerra in Ucraina, i medici di MOAS salvano vite ogni giorno. Queste donne e questi uomini coraggiosi sono tutti di nazionalità ucraina, ma provengono da contesti diversi e condividono lo stesso obiettivo: proteggere le persone colpite dal conflitto. Grazie al loro incredibile impegno, più di 50,000 vite sono state salvate dall’inizio della guerra. Le loro storie, come riporta il nostro libro Sirene di Speranza, mostrano il coraggio, la dedizione, e l’umanità dinnanzi a un’immensa avversità.
Una battaglia su due fronti
Per Oksana Troyan, 33 anni, la guerra è profondamente personale. Nata vicino al confine russo in un villaggio occupato dal 2014, ha assistito in prima persona alla devastazione causata dal conflitto. Il giovane figlio di Oksana è cresciuto senza di lei, ma la mamma supera il suo dolore personale per salvare vite al fronte. Lavorando con MOAS dall’inizio del 2023, Oksana porta conforto e sostegno ai soldati di cui si occupa, molti dei quali devono confrontarsi con traumi sia fisici che emotivi.
Lei resta concentrata sulla sua missione. “Quando prendi la mano dei pazienti mentre guardano il vuoto, percepisci il loro dolore”, dice. In quei momenti raccoglie tutte le sue forze per rimanere composta, consapevole che con la sua calma presenza può offrire un barlume di speranza a coloro che hanno perso così tanto.
Una vita dedicata alla medicina
La storia di Oksana non è molto diversa da quella di Nataliia Tarasiuk, 38 anni. Anche lei ha lasciato la sua famiglia per andare al fronte. Avendo lavorato come infermiera anestesista per anni, le capacità di Nataliia sono state fondamentali per stabilizzare i soldati gravemente feriti. Ogni vita che lei aiuta a salvare rafforza la sua convinzione che ogni piccola vittoria porta l’Ucraina più vicina alla pace.
Al suo fianco c’è la sua amica e collega Vita Ivakh. Vita – proveniente da una famiglia di medici professionisti – ha sempre avuto la propensione ad aiutare gli altri. Lei e Nataliia formano un invincibile duo sul campo, sostenendosi a vicenda. Anche Vita sente molto il peso emotivo della guerra, specialmente quando vede i giovani soldati che le ricordano suo nipote. “Ogni volta che vedo qualcuno che ha perso un arto, non posso smettere di pensare alla mia famiglia”, confessa. Ma come Nataliia, lei sa che il suo lavoro è essenziale per aiutare i soldati a combattere ancora.
Da autista turistico a soccorritore
Non tutti gli eroi di MOAS provengono da un contesto medico. Prima della guerra, Myron Martyniv, 48 anni, passava i giorni come autista, guidando i turisti tra gli scenografici paesaggi ucraini. Oggi sfrutta la sua abilità nella guida in modo molto diverso – trasportando soldati gravemente feriti dal fronte agli ospedali. Myron lavora con MOAS da aprile 2022, spinto dal senso del dovere verso il suo Paese.
Attraverso il suo lavoro – diventato molto più pericoloso – Myron rimane fiero del suo ruolo. “Viviamo in buone condizioni rispetto ai soldati nelle trincee”, dice umilmente. Il suo obiettivo è sempre quello di accompagnare i suoi passeggeri alla salvezza.
Dirigere con fermezza
Essere leader non è facile nelle situazioni ad alto rischio e, a soli 27 anni, Alina Bilous guida una delle squadre più grandi di MOAS, supervisionando la sicurezza e la prontezza di circa 30 medici e autisti. Originariamente formata come fisioterapista, le sue capacità di leadership si sono dimostrate essenziali nella gestione delle operazioni della sua squadra che spesso si trova in condizioni estreme e imprevedibili.
I primi mesi di Alina con MOAS sono stati un vortice di paura e adattamento al “regime militare” che caratterizza la vita al fronte. “L’odore della guerra è qualcosa che non dimentichi mai” ricorda, descrivendo il misto di polvere da sparo, polvere e antisettici. Nonostante le sfide, Alina resta determinata ad aiutare quante più persone possibile, guidata dall’amore verso la sua patria e dal desiderio di vedere un’Ucraina libera.
Rock Stars che diventano autisti dell’ambulanza
Sergii Bolshoy, 48 anni, e Igor Sereda, 53 anni, una volta erano musicisti rock e si esibivano in Ucraina e in Europa. Oggi hanno scambiato gli strumenti musicali con le ruote dell’ambulanza, lavorando insieme per evacuare i soldati feriti dal fronte. La loro comune storia come musicisti li ha aiutati a orientarsi tra le nuove – spesso pericolose – sfide dei loro ruoli in MOAS.
Sergii e Igor portano il loro senso di cameratismo a lavoro, trovando spesso una luce nelle situazioni più buie. “Noi salviamo vite adesso, e questo è più importante di ogni altra cosa” dice Sergii.
Ascoltando le storie di guerra
Mentre i nostri medici hanno trovato i modi per affrontare il carico emotivo dato dalla guerra, molti, come la Dr. Inna Demiter, 31 anni, spesso si commuovono per le storie dei soldati di cui si prendono cura. Come dottoressa qualificata, Inna ha imparato a mantenere una distanza professionale quando tratta i pazienti gravemente feriti, ma trova molto difficile evitare di essere toccata quando i soldati le confidano le loro esperienze sul campo di battaglia.
La storia di un paziente ha particolarmente impressionato Inna. Un soldato le ha raccontato di come lui abbia sempre portato con sé i suoi compagni feriti fuori dal campo di battaglia. Tuttavia, quando lui è rimasto ferito, nessuno ha voluto portarlo con sé per via del suo peso. “Mi disse che pianse”, racconta Inna, commossa dal dolore del soldato. Nonostante le sfide emotive, Inna è motivata dal suo desiderio di aiutare il suo Paese a sopravvivere a questa guerra.
Considerazioni finali
I medici di MOAS sono legati da una missione comune, ma le loro storie personali riflettono l’unico percorso che li ha portati al fronte. Dalla battaglia personale di Oksana al passaggio dal turismo al soccorso di Myron, dal legame indissolubile di Nataliia e Vita alla ferma leadership di Alina, ognuno porta una parte di sé in queste operazioni di salvataggio. Insieme, rappresentano la forza e la resilienza dell’Ucraina.
Queste storie, raccolte in Sirene di Speranza, mostrano che tra gli orrori della guerra la speranza persiste. Ogni vita che loro incontrano offre l’opportunità di ricordare che, anche nei momenti più bui, si può continuare a sperare.
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