Le persone migranti sono spesso costrette ad intraprendere viaggi pericolosi per raggiungere il loro paese di destinazione. Ogni viaggio è unico, tuttavia, costoro sono spesso sottoposti a sfruttamento, abusi e respingimenti illegali durante il percorso. Oltre alle retoriche anti-migranti che permeano sempre più le politiche governative, le persone migranti sono anche costrette ad affrontare politiche rigide nel Paese in cui arrivano. #VieSicureELegali esistono già e, sebbene non offrano una soluzione definitiva al fenomeno migratorio, qualora venissero ampliate dai governi, rappresenterebbero un’alternativa più sicura rispetto ai percorsi che vengono intrapresi dalle persone migranti. Attualmente, tali percorsi sicuri non offrono risorse sufficienti e sono gravemente limitati nella loro accessibilità. Abbiamo anche assistito a un crescente uso di respingimenti alle frontiere dell’UE, mentre prosegue la detenzione arbitraria in Libia:
Respingimenti di migranti in Grecia
Un grave problema che le persone migranti devono affrontare è l’aumento dell’uso di respingimenti e le relative conseguenze. Sebbene la politica ufficiale dell’UE nei confronti dei respingimenti li definisce illegali, dannosi, una delle agenzie di frontiera dell’UE, ha impiegato tale pratica, con oltre 957 rifugiati respinti tra marzo 2020 e settembre 2021. I respingimenti sono diventati così comuni in Europa che l’ONU ha avvertito che si rischia la loro normalizzazione, anche se rappresentano una totale violazione dei diritti umani.
L’ONU ha anche delineato gli effetti devastanti causati respingimenti, con alcune zattere nel Mediterraneo lasciate in mare e imbarcazioni inadatte alla navigazione addirittura spinte in mare. Inoltre, ci sono state segnalazioni di persone migranti a terra che sono stati spogliati e costretti a tornare al confine una volta catturati. Queste azioni hanno avuto conseguenze fatali. Al confine greco-turco sono stati rinvenuti 12 corpi, appartenenti a persone che erano morte congelate, poiché erano state private dei loro vestiti e respinte. Inoltre, le autorità e i loro delegati tendono a tenere i migranti in detenzione per 24 ore con poco o nessun accesso a cibo o acqua, oltre ad aggredirli, derubarli e spogliarli prima di respingerli in Turchia. Alcuni dei delegati utilizzati dalla polizia greca sono rifugiati e richiedenti asilo loro stessi, che sotto costrizione hanno effettuato respingimenti nei confronti di altre persone migranti. La pressione esercitata dalla polizia sui migranti per svolgere questo ruolo include minacce di deportazione, l’accusa di traffico di esseri umani e di essere mandati in prigione, oltre a perdere tutti i loro soldi o addirittura di essere fatti “svanire”.
La difficile situazione della Libia
I rifugiati in Libia affrontano stupri, torture e lavori forzati, nonché detenzioni arbitrarie in circostanze crudeli e disumane e uccisioni illegali. Le difficoltà sono ben delineate dalla storia di un rifugiato eritreo, che è stato in cattività da luglio 2017 a ottobre 2019. I dettagli della sua prigionia includono: essere stato picchiato dai suoi rapitori, fatto schiavo, essere stato spostato da una prigione all’altra (una delle quali aveva solo 5 bagni per 1000 persone), aver sviluppato la tubercolosi più volte ed essere stato tenuto in ostaggio per un riscatto che i suoi genitori hanno dovuto pagare vendendo le loro ultime due mucche. Queste esperienze sono purtroppo comuni: ad esempio, il lavoro forzato è spesso usato contro i rifugiati, che spesso vengono legati al proprio lavoro fino a quando non possono pagare per il loro rilascio. Questo ha portato alcuni rifugiati a rimanere intrappolati nelle fattorie per oltre 9 mesi. Inoltre, numerosi rifugiati hanno riferito di aver visto aste di schiavi, in cui una persona viene mostrata agli offerenti con una descrizione delle caratteristiche, prima che le offerte abbiano luogo. Molti di queste difficoltà si riscontrano immediatamente dopo i tentativi falliti di attraversare il Mediterraneo. La traversata stessa comporta rischi fatali, con oltre 3.000 persone in tutto il Mediterraneo che hanno perso la vita nel 2021.
Lo stato attuale delle rotte sicure e legali
Percorsi sicuri e legali per rifugiati e richiedenti asilo sono attualmente disponibili in diversi paesi, tra cui Francia, Canada, Italia, Germania e Regno Unito; tuttavia, rappresentano una piccola percentuale degli arrivi totali. Mentre il Regno Unito ha reinsediato più rifugiati attraverso percorsi sicuri di qualsiasi altro paese europeo attraverso specifici programmi di reinsediamento dal 2015, la percentuale di arrivi attraverso percorsi sicuri e legali è stata solo del 9% nel 2021. Anche questi programmi di reinsediamento erano estremamente ridotti e incentrati sulle competenze geografiche. Inoltre, il Regno Unito ha reinsediato solo 1.651 rifugiati nonostante avesse fissato un obiettivo di 5000 rifugiati all’anno dal solo Afghanistan nell’agosto 2021. Le vie sicure e legali sono utilizzate ancora più raramente su scala globale, con meno dell’1% dei rifugiati in tutto il mondo reinsediati ogni anno.
Il potenziale dietro percorsi sicuri e legali
Sono già in atto richieste sostanziali per l’espansione di #VieSicureELegali. Per quanto riguarda l’UE, è stato sostenuto che l’articolo 18 della Carta dei diritti fondamentali (il diritto di chiedere asilo) non è in grado di fornire efficacemente i diritti che garantisce, vista la mancanza di rotte sicure e legali. Tali diritti sarebbero meglio tutelati passando dalla prevenzione dell’ingresso a una procedura di determinazione dello status. Inoltre, nel contesto del Regno Unito, attualmente non esiste un’opzione legale per chiedere asilo dalla Francia, il che porta a richieste di un nuovo sistema sicuro e legale per porre fine ai pericolosi attraversamenti della Manica.
MOAS chiede l’espansione di una varietà di percorsi sicuri e legali, come ad esempio i visti umanitari, che consentirebbero ai richiedenti asilo di avere un accesso sicuro e legale a un paese terzo, oltre ad accelerare la procedura della domanda di asilo. I visti di tipo sanitario potrebbero essere offerti a coloro che necessitano di assistenza sanitaria e non sono in grado di accedervi, in modo che possano ricevere cure mediche all’interno dello spazio Schengen. Infine, la sponsorizzazione privata potrebbe essere utilizzata per creare un partenariato tra attori statali e privati, in quanto i governi faciliterebbero l’ammissione legale per i rifugiati, mentre gli attori privati fornirebbero il sostegno finanziario e sociale per accoglierli nelle loro comunità. Questi sono solo tre delle numerose #VieSicureELegali sostenute da MOAS. Anche se non fermeranno gli attraversamenti pericolosi, se fossero messi in atto sistemi più sicuri per le persone in cerca di salvezza, maggiori sarebbero le opportunità che costoro avrebbero nel raggiungere la destinazione e iniziare una nuova vita con un migliore supporto all’integrazione.
Considerazioni finali
Le sofferenze e i pericoli che i rifugiati attualmente affrontano devono terminare. Il modo più efficiente, umano ed equo per farlo è attraverso l’implementazione di #VieSicureELegali. Puoi unirti alla campagna di MOAS per aiutare a relegare questa sofferenza nel passato sostenendo percorsi sicuri e legali per il futuro.
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