Per molte persone il nuovo anno rappresenta anche un nuovo inizio, un momento di speranza e un’opportunità per il futuro. Tuttavia, all’inizio del 2023, questo non è certamente il caso per 339 milioni di persone a livello globale. Si stima infatti che 1 individuo su 23 avrà bisogno di aiuti umanitari e saranno necessari 51,5 miliardi di dollari per aiutare queste persone. Sono cifre che dovrebbero far suonare un campanello d’allarme, in quanto evidenziano la rapida escalation della sofferenza umana nel mondo. Le crisi odierne, come la fame globale, i cambiamenti climatici, i conflitti e la disuguaglianza di genere si sovrappongono e consumano l’umanità, mentre si assiste al degrado economico a livello di sistema, all’aumento dell’inflazione e ad un crescente calo dei finanziamenti. A causa della gravità della situazione, Martin Griffith, sottosegretario generale per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, ha sottolineato il disperato bisogno di un’azione trasformativa nel 2023. Detto questo, diamo un’occhiata alle tendenze umanitarie che possiamo aspettarci quest’anno.
Fame globale
Per la maggior parte delle persone al mondo, il pensiero di non sapere da dove verrà il prossimo pasto, o se ce ne sarà uno, è abbastanza inimmaginabile, eppure questa è una realtà per molti. Secondo il Global Humanitarian Overview delle Nazioni Unite, quest’anno 45 milioni di persone in 37 Paesi saranno sull’orlo della fame, mentre 222 milioni dovranno affrontare una grave insicurezza alimentare. Alla luce di ciò, possiamo ora prevedere, con un alto margine di sicurezza, che l’obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite per eradicare la fame nel mondo entro il 2030 difficilmente si realizzerà. I livelli di fame sono cresciuti negli ultimi quattro anni, e il 2023 che dovrebbe essere il momento peggiore. Paesi come Yemen, Somalia, Kenya, Etiopia e Afghanistan affrontano condizioni simili alla carestia. Con l’aumentare dei bisogni, aumentano anche i costi delle operazioni umanitarie per aiutare le persone bisognose. Incrementare i finanziamenti per fondi, cibo e assistenza rimane una priorità urgente, soprattutto perché la crisi alimentare globale non ha ancora raggiunto il suo apice.
Conflitti
L’evento più considerevole del 2022 è stato, senza dubbio, il conflitto armato in Ucraina, i cui effetti sono stati avvertiti in tutto il mondo. L’impennata dei prezzi del cibo e dell’energia a causa della guerra ha reso molto difficile per agenzie come il Programma Alimentare Mondiale svolgere efficacemente le proprie operazioni in molti dei Paesi meno sviluppati. La Somalia, già alle prese con la carestia, dipende dall’Ucraina per il 90% dell’import del grano, ma il conflitto ha ostacolato questo fondamentale approvvigionamento alimentare. Detto questo, la situazione in Ucraina evidenzia come gli effetti del conflitto non siano localizzati ma globalizzati e come noi, in quanto tali, abbiamo bisogno di soluzioni globali. Possiamo anche prevedere il proseguimento di conflitti in Somalia, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan, Siria e Haiti, Paesi già alle prese con disastri climatici, collasso economico e scarsità di cibo. Purtroppo, le donne, i bambini e gli anziani subiscono maggiormente le conseguenze delle difficoltà in queste circostanze e il conflitto limiterà enormemente il loro accesso ad aiuti cruciali. Le operazioni umanitarie sono gravemente colpite da conflitti, insicurezza, attacchi alle infrastrutture e alle risorse umanitarie e violenza contro gli operatori umanitari. Continuano inoltre le restrizioni dello spazio umanitario, oltre agli impedimenti burocratici e alle misure antiterrorismo e alle sanzioni.
Sfollati
Un’altra tendenza che non mostra segni di cedimento è lo sfollamento forzato. Dal 2012, abbiamo assistito a un forte aumento del numero di sfollati interni (IDP), rifugiati e richiedenti asilo. Gran parte dell’incremento numerico del 2022 può essere attribuito alla guerra in Ucraina e, secondo Martin Griffith, si tratta della peggiore crisi di sfollamento forzato dalla Seconda Guerra Mondiale. A metà del 2022, il numero di persone sfollate aveva raggiunto l’incredibile cifra di 103 milioni, di cui 7,4 milioni rifugiati ucraini. Le statistiche evidenziano ulteriormente la vulnerabilità dei bambini, poiché si stima che rappresentino il 41% degli sfollati a livello globale. Ad aggiungere benzina sul fuoco, l’aumento dell’inflazione sta creando una situazione in cui il costo dell’assistenza umanitaria è più alto che mai e, di conseguenza, i Paesi stanno diventando meno disponibili ad ospitare i profughi.
Cambiamento climatico
La crisi climatica è anche una crisi umanitaria. I disastri causati dal clima stanno rendendo sempre più difficile per alcune comunità riuscire a sopravvivere, mentre possiamo anche vedere che i Paesi che contribuiscono di meno al cambiamento climatico sono quelli più colpiti. La grave siccità e le scarse piogge nel Corno d’Africa, i cicloni in Madagascar e Mozambico e le inondazioni in Bangladesh, Nigeria, Pakistan e Afghanistan ne sono i principali esempi. Gli shock climatici stanno decimando i mezzi di sussistenza e le scorte di cibo delle persone, aggravando le disuguaglianze, favorendo violazioni dei diritti umani, consentendo la diffusione di malattie e costringendo le persone a lasciare l’unica casa che abbiano mai conosciuto in cerca di salvezza. Se la comunità internazionale non si unirà per combattere il cambiamento climatico, si prevede che assisteremo a 1,5 disastri su larga scala al giorno, che aggraveranno ulteriormente le emergenze umanitarie.
Disparità di genere
Sebbene l’uguaglianza di genere sia fondamentale per affrontare le questioni umanitarie e raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), è spesso trascurata e sottofinanziata. Conflitti, povertà e cambiamento climatico colpiscono in modo sproporzionato donne e bambini. António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, afferma: “in ogni crisi, le donne e le ragazze sono le ultime a mangiare e le prime a soffrire la fame e la povertà”. Inoltre, i servizi per i diritti sessuali e riproduttivi delle donne sono in calo nel mondo, l’attuale recessione economica sta peggiorando la protezione di donne e bambini e i finanziamenti per le persone più esposte alla violenza di genere sono in calo. I leader e gli esperti globali ora stimano che ci vorranno quattro generazioni, o 132 anni, per raggiungere la parità di genere nel mondo. Pertanto, quest’anno deve essere data maggiore importanza alle voci delle donne nella leadership e nel processo decisionale se vogliamo colmare il divario di genere. La risposta all’emergenza deve dare la priorità alle considerazioni di genere affinché il sistema umanitario affronti la violenza contro le donne e sostenga una partecipazione e una leadership significativa delle donne e delle ragazze nelle situazioni di emergenza.
L’importanza della localizzazione
Coinvolgere gli attori locali e nazionali (L/NA) è fondamentale per il successo dell’azione umanitaria, in quanto spesso sono loro i primi soccorritori e si trovano al centro della risposta umanitaria. Forniscono una preziosa comprensione delle sfide in loco e delle potenziali soluzioni e possono mobilitare le reti locali e offrire un maggiore accesso alle popolazioni colpite. Pertanto, contribuiscono a dare una risposta umanitaria più efficace, efficiente e sostenibile. Per questo motivo, è fondamentale che una buona parte dei finanziamenti dei donatori vada agli attori locali nel modo più diretto possibile. I Country-Based Pooled Funds (CBPF) dell’OCHA sono realizzati per contribuire al raggiungimento di questo obiettivo grazie alle loro strutture decisionali altamente localizzate e alle elaborate reti nazionali: nel 2022 gli attori locali hanno ricevuto direttamente il 27% del finanziamento CBPF complessivo, per un totale di 201 dollari.
Considerazioni finali
Quest’anno sarà senza dubbio in salita poiché la comunità umanitaria si affanna ad ottenere finanziamenti per aiutare i più vulnerabili; tuttavia, c’è speranza. Dobbiamo continuare a sottolineare l’importanza dell’azione preventiva e tempestiva, incrementare misure che offrano resilienza, solidarietà e responsabilità. Gli attori umanitari devono ascoltare le esigenze delle comunità locali e delle persone direttamente interessate, in quanto possono svolgere un ruolo cruciale nel fornire soluzioni ai problemi. Nonostante il costante calo dei finanziamenti, bisogna sostenere nuovi meccanismi di accesso ai fondi e migliorare quelli esistenti, poiché le finanze e gli investimenti sono fondamentali per portare avanti le questioni umanitarie. Infine, sebbene possa sembrare che stiamo combattendo una battaglia persa, dobbiamo dimostrare collettivamente resilienza di fronte alle avversità; come dice Martin Griffith, “la resilienza deve essere quello che facciamo, le nostre azioni”.
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