Hasan è un ragazzo siriano di 27 anni. Sperando in un futuro possibile, insieme alla moglie Aisha, incinta, alla loro figlia Osaida di 5 anni e al loro secondo genito Sika, Hasan non ha avuto altra scelta se non fuggire dall’orrore del suo Paese in guerra.
“Ho trascorso la maggior parte della mia vita a Dubai, e quando sono tornato in Siria sono stato perseguitato, imprigionato e picchiato. Anche mia moglie è stata minacciata mentre stava con la sua famiglia. Per noi non c’era altra scelta che abbandonare tutto e partire il prima possibile” ha raccontato Hasan.
Dopo aver lasciato la Siria, sono tornati a Dubai, hanno attraversato il Sudan e sono infine arrivati in Libia, per partire verso l’Europa su uno dei tanti barconi della morte.
La notte del 17 Agosto sono stati svegliati dai trafficanti che volevano costringerli a imbarcarsi. Il mare era mosso da giorni, impedendo alle barche di partire, e anche quella notte non sembrava accennare a calmarsi.
“Quando ho visto la barca sulla quale saremmo dovuti salire, mi sono rifiutato ed ho tentato di oppormi, ma mi hanno minacciato di spararmi in testa se non fossi montato. Alla fine, dopo di me, hanno riempito la barca con altre 27 persone, tra cui sette-otto famiglie Siriane.”
Come spesso accade, il carico eccessivo della barca e le condizioni del mare hanno cominciato a farli imbarcare acqua dopo poco che avevano lasciato la costa.
Circa quattro ore dopo, la barca si è rovesciata.
Hasan disperatamente tentava di rimanere a galla, tenendo sopra il pelo dell’acqua anche i suoi due bambini.
“Aisha era terrorizzata. Ricordo di averle urlato di resistere, le ho detto che non poteva morire prima di me” ha raccontato il ragazzo siriano.
Qualche ora dopo, le scenario che si è palesato davanti all’equipaggio di MOAS era raccapricciante.
Quando la Phoenix, nave ammiraglia di MOAS – dopo aver già soccorso altre 28 persone da un’altra imbarcazione – era sulla rotta per assistere un’altra barca in avaria, si e’ imbattuta nei corpi galleggianti di cinque persone, di cui 2 bambine di otto mesi e cinque anni, due donne e un uomo.
La ricerca dell’ultimo corpo è andata avanti per tutta la giornata, purtroppo senza alcun risultato.
Hasan e la sua famiglia sono stati fortunati. Dopo alcune ore in acqua, sono stati avvistati da un pescatore, che dopo averli tratti in salvo li ha trasferiti su una delle navi di ricerca e soccorso assieme a tutti gli altri superstiti del naufragio.
All’equipaggio, Hasan ha raccontato che tre degli uomini Siriani che erano a bordo con lui non trovavano più la moglie. Uno di loro non trovava piu neanche la figlia ed un altro aveva perso sia un figlio che una figlia.
Hasan spera ora di costruire un nuovo futuro per se’ e la sua famiglia in Europa. Per altri meno fortunati di lui, che come lui avevano cercato di fuggire alla guerra, la speranza si è spenta tra le onde del Mediterraneo.
I funerali dei 5 corpi si sono tenuti a Trapani lo scorso 27 Agosto.
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