Per la Giornata Internazionale dei Bambini la nostra Co-Fondatrice e Direttrice, Regina Catrambone, ha scritto un pensiero sul nostro blog a proposito di un tema che le sta molto a cuore. Segui il suo messaggio mentre ci guida attraverso le realtà dell’infanzia per molti di coloro che incontriamo a MOAS; e unisciti al nostro appello per un maggior rispetto dei diritti dei bambini nel mondo.
Il lavoro minorile è una piaga che colpisce circa 150 milioni di bambini a livello mondiale, secondo dati UNICEF.
L’espressione si riferisce ai bambini che sono troppo giovani per svolgere attività lavorative oppure queste attività sono pericolose e lesive della persona che le compie, come dichiarato dall’articolo 3 della Convenzione Nr. 182 dell’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro). L’ultima in particolare rappresenta la peggior forma di lavoro minorile ed è stata ufficialmente riconosciuta come lavoro pericoloso.
Il tasso più elevato di bambini costretti a lavorare si registra in Africa Sub-sahariana e nei paesi meno sviluppati dove questo fenomeno colpisce un bambino su quattro, danneggiandone la salute fisica e mentale.
La proporzione di minori che lavorano non varia a seconda del sesso, ma il tipo di attività svolte sì. Solitamente i maschi sono coinvolti nel settore agricolo mentre le ragazze svolgono lavori domestici.
Nonostante generalmente si tenda ad associare i concetti di lavoro svolto da un bambino, lavoro minorile e schiavitù minorile, di fatto esistono importanti differenze.
Il lavoro svolto da un bambino può avere conseguenze positive sullo sviluppo infantile e non implica sfruttamento.
Di contro, la schiavitù minorile è “lo sfruttamento forzato di un bambino in termini di lavoro a beneficio di qualcun altro” e interessa circa 5 milioni e mezzo di minori a livello globale, sempre secondo dati OIL.
Da questo contesto emergono due conclusioni allarmanti: la schiavitù esiste ancora nel 2017 e un’infanzia felice rappresenta il privilegio di un limitato numero di persone piuttosto che un diritto universale.
Oggi è fondamentale affrontare un tema così delicato per accrescere la consapevolezza al riguardo.
Come madre, non riesco ad immaginare dei bambini costretti a lavorare molte ore al giorno senza assistenza sanitaria e visti come fonte di reddito per chi li sfrutta.
Come persona che si occupa di diritti umani, non riesco a sopportare di vivere in un mondo che distrugge il suo bene più prezioso: i bambini.
Ai bambini costretti a lavorare fin da piccolissimi viene negata un’infanzia degna e il diritto di giocare spensieratamente con altri bambini.
La loro immaginazione viene danneggiata e non hanno alcuna possibilità di trovare un rifugio emotivo in un mondo inventato a causa della brutalità del reale.
Inoltre, non hanno accesso all’istruzione e al sistema scolastico che non vuol dire soltanto negare i diritti altrui, ma anche sprecare un enorme talento e potenziale.
Non sapremo mai quanti dottori, pianisti, scienziati, pittori abbiamo perso solo perché la nostra comunità umana non è stata in grado di coltivarne il talento in modo adeguato.
Un mondo che infrange i sogni dei bambini e rinuncia alla loro felicità non ha molte chance di sopravvivere alla sua stessa crudeltà.
I bambini non lavorano solamente per motivi economici e la povertà non è l’unico fattore che costringe molte famiglie a far lavorare i figli invece di dar loro una istruzione ed un futuro.
La guerra e i conflitti armati hanno un ruolo di rilievo per varie ragioni.
Innanzitutto, distruggono la vita quotidiana delle comunità colpite e con esse il contesto socio-economico. I genitori sono spesso costretti a vendere i figli, a farli sposare in giovanissima età (verosimilmente esponendoli allo svolgimento di lavori domestici per tutta la vita) o sfruttandoli per racimolare denaro e dar da mangiare alla famiglia.
In secondo luogo, i bambini possono perdere i familiari ed essere rapiti da milizie che li costringono a diventare soldati. Si stima che circa 300.00 bambini vengano usati per scopi militari, ma nessuno potrà mai conoscere le vere dimensioni di questo orribile fenomeno.
I bambini soldato -sia maschi che femmine- vengono spesso sfruttati anche sessualmente e questo fenomeno è al terzo posto fra le minacce che gravano sui minori dato che in molte regioni del mondo la prostituzione e la schiavitù sessuali sono molto diffuse.
Dalla prima missione MOAS ho partecipato alle attività SAR e il mio cuore va in frantumi ogni volta che incontro lo sguardo dei bambini.
Non dovrebbero trovarsi su imbarcazioni fatiscenti.
Quando un bambino annega, è la nostra stessa umanità ad annegare con lui.
Quando un bambino muore, muore anche un frammento della nostra umanità.
Il mio più grande desiderio è che questa ricorrenza diventi spesso superflua. Spero che un giorno, nel prossimo futuro, nessuno dovrà combattere per i diritti dei bambini perché vengono rispettati e onorati ovunque.
Tuttavia, nel breve periodo spero soltanto che noi tutti in quanto esseri umani saremo capaci di cancellare dai loro occhi e dai loro ricordi l’orrore vissuto e di riconoscere l’ingenua forza del loro sorriso: questo sarebbe già un primo passo per costruire un mondo migliore.