Proteggere la salute mentale degli operatori umanitari – come farlo e perché è importante

Gli operatori umanitari dedicano la loro vita ad aiutare le persone in alcuni dei contesti più pericolosi ed emotivamente difficili del mondo. Che si tratti di portare assistenza nelle zone soggette a disastri, nelle aree di conflitto o nei campi profughi, essi affrontano spesso rischi molto alti. Purtroppo, la natura stessa del loro lavoro, con il suo elevato carico emotivo e fisico, li rende vulnerabili ai problemi di salute mentale.

La situazione attuale

Uno studio sugli operatori umanitari internazionali di 76 Paesi – condotto tra il 2017 e il 2020 – ha rilevato che il 76% di loro è stato esposto ad almeno un evento potenzialmente traumatico durante il proprio lavoro. Questi eventi hanno spesso portato a registrare tassi elevati di stress post-traumatico, ansia, depressione, abuso di alcol e burnout rispetto alla popolazione generale.

E i rischi che corrono gli operatori umanitari non sono mai stati così alti. Nel 2023, 595 di loro hanno perso la vita, sono stati feriti o rapiti mentre erano in servizio. Questo triste record – che ha segnato uno degli anni più bui nella storia del settore – evidenzia come i pericoli fisici e lo stress mentale del lavoro stiano crescendo a un ritmo allarmante.

Perché gli operatori umanitari sono a rischio?

Gli operatori umanitari sono sottoposti a pressioni uniche e intense. Dalla costante esposizione alle tragedie può derivare un trauma secondario per cui il disagio emotivo delle persone che aiutano diventa anche il loro.

Per di più, essi hanno a disposizione quantità limitata di risorse con cui operare, e questo rende molto difficile soddisfare le esigenze delle comunità presso cui lavorano. Queste condizioni possono determinare sentimenti di impotenza e dilemmi morali che aggravano lo stress. Inoltre, anche la mancanza di una formazione e di una preparazione sufficiente gioca un ruolo importante: mentre i professionisti come le forze dell’ordine o i militari ricevono una formazione approfondita sulla gestione dei traumi, molti operatori umanitari si sottopongono solo a una preparazione breve e inadeguata prima di essere inviati in aree ad alto rischio.

Le sfide si estendono oltre il campo di azione. Gli operatori umanitari spesso sacrificano i propri bisogni per dare la priorità agli altri, e questo può sottoporli a una forte pressione dato che devono riuscire a mantenersi forti.

A tutto questo si aggiunge l’isolamento sociale, che rappresenta un altro problema significativo. Il lavoro nel settore degli aiuti umanitari spesso comporta frequenti trasferimenti, che possono indebolire le reti di sostegno sociale, che fungono da scudo contro il disagio emotivo.

Supportare la salute mentale degli operatori umanitari

La salute mentale degli operatori umanitari può essere notevolmente migliorata con alcune pratiche essenziali. Ad esempio, un buon percorso di formazione e preparazione prima del dispiegamento in campo fornisce gli strumenti necessari per gestire le sfide emotive del loro ruolo, aiutandoli, quindi, a sentirsi più sicuri e resistenti nell’affrontare le situazioni critiche che li attendono.

In più, efficaci sistemi di supporto post-trauma, come l’accesso a terapie e consulenze, assicurano che gli operatori umanitari abbiano tutto l’aiuto necessario per elaborare le loro esperienze sia durante che dopo gli incarichi. Questo appoggio continuo è fondamentale per mantenere il benessere mentale.

Anche il consolidamento di solide reti di sostegno sociale svolge un ruolo importante nell’aiutare gli operatori umanitari a superare lo stress. Mantenere i legami personali stretti e costruire sistemi di supporto tra pari può portare sia ad avere delle figure di riferimento che a percepire un sentimento di cameratismo, entrambi necessari per gestire le difficoltà emotive.

Infine, assicurare agli operatori umanitari un tempo di riposo adeguato dopo aver affrontato una situazione difficile è cruciale. Quando si ha lo spazio per ricaricarsi si torna ai propri compiti più riposati e mentalmente preparati per gli incarichi futuri.

 In che modo MOAS supporta la salute mentale dei suoi operatori

Per MOAS, la tutela della salute mentale rappresenta una priorità sia per lo staff nella sede centrale che per coloro che lavorano sul campo. Nel primo caso, l’assistenza è prontamente disponibile ogni volta che viene richiesta, assicurandosi che il personale possa ricevere il sostegno di cui ha bisogno. Sul campo, come nel caso delle équipe mediche in Ucraina, vengono messi a disposizione servizi di tutela della salute mentale per aiutare i volontari ad affrontare le sfide del loro lavoro. Inoltre, tutti i capisquadra si sottopongono a valutazioni periodiche della salute mentale per monitorarne il benessere. La consulenza viene fornita tempestivamente dopo qualsiasi incidente, assicurando che l’assistenza sia integrata sia nelle situazioni di routine che in quelle di emergenza.

Considerazioni finali

Gli operatori umanitari svolgono un ruolo fondamentale nel rispondere alle crisi globali, ma la loro salute mentale è sempre più a rischio. Le esigenze del loro lavoro li espongono a stress e traumi estremi che spesso causano problemi di salute mentale a lungo termine. Con l’aumento della necessità di missioni umanitarie, è necessario che le organizzazioni investano nella tutela della salute mentale, nella formazione e nelle strategie di recupero per garantire che i volontari possano continuare a svolgere il loro lavoro mantenendo il loro stato di benessere. Gli operatori umanitari hanno il compito di aiutare gli altri, ma per farlo hanno bisogno di sostegno a loro volta.

 

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