Promise ha abbandonato il suo paese, la Nigeria, dopo che i genitori sono morti e ha capito che la sua vita era in pericolo. La traversata del deserto è durata 3 settimane durante cui aveva poco cibo e acqua. E’ riuscita ad arrivare in Libia dove è stata duramente picchiata. Nel Novembre 2016, l’equipaggio MOAS l’ha tratta in salvo da un gommone sovraffollato nel Mediterraneo Centrale.
Il deserto del Sahara si estende per oltre 9 milioni di chilometri e 11 stati africani. Un passo falso durante il tragitto verso nord può essere fatale e può significare disidratazione, fame e morte.
Nessuno sa con certezza quante persone siano scomparse o morte in questa parte del viaggio. Tuttavia, alcune organizzazioni internazionali ritengono che le persone che perdono la vita nel deserto siano anche di più rispetto a quelle che muoiono in mare.
Il nostro viaggio ci porta ad Agadez, avamposto commerciale dell’Africa Occidentale risalente al XIV secolo e porta di accesso per il Sahara.
Per saperne di più su quest’area ci siamo rivolti a Petra Suric Jankov, specialista nel settore di sviluppo d’impresa per Catholic Relief Services, che spiega i legami con la migrazione e cosa propone la sua organizzazione per aiutare migranti e comunità.
Agadez è sempre stata una importante città di passaggio e snodo commerciale per il Nord Africa in generale, ma è anche l’ultima tappa in Niger prima di proseguire per il Nord Africa e attraverso il Mediterraneo. Gli abitanti di Agadez hanno trasferito le competenze un tempo usate per il commercio ed il turismo al settore dell’assistenza ai migranti in arrivo in questo luogo di transito.
Attività e obiettivi del CRS sul campo
Oggi il CRS e altri enti stanno tentando di informare meglio i migranti in arrivo ad Agadez e dar loro un quadro esaustivo e reale di ciò che accade e di cosa li aspetta.
E’ molto importante smontare le informazioni errate in modo che facciamo la scelta giusta: questo è un ambito su cui lavoriamo. Dobbiamo fornire alternative sia ai migranti che alle comunità ospitanti che traggono sostentamento dall’assistenza ai migranti, facilitandone anche il viaggio. Non risolveremo nulla nel lungo periodo solo dando ai migranti alcune competenze per ottenere profitti extra. Avremo bisogno di un approccio internazionale coordinato e non dobbiamo concentrarci solo su posti come Agadez che sono luoghi di transito. Dobbiamo lavorare sui paesi d’origine. Dobbiamo occuparci delle vere origini del problema e il problema è che la maggior parte di questi migranti è costituita da ragazzi sotto i 30 anni. Dicono di non avere nessuna opportunità lavorativa e come comunità internazionale dobbiamo lavorare per trovare soluzioni migliori nel lungo termine. Credo che nessuno sappia in quanti tentino il viaggio, anche se si sta cercando di monitorare i flussi migratori.
Noi cerchiamo di aumentare il livello di informazione riguardo le esigenze delle popolazioni che vivono di questo commercio e assistono i migranti nel viaggio in modo che prendano decisioni più informate.
Non interferiamo in alcun modo a livello politico locale, ma stiamo cercando di interagire maggiormente con le comunità chiedendo di cosa abbiano bisogno, cosa vogliano e assistendole.
Il nostro approccio consiste dunque nel fornire alternative ed informazioni ma in definitiva la decisione su dove andare e come proseguire è un diritto di ogni essere umano e dunque anche i migranti devono essere liberi di prendere questo tipo di decisioni autonomamente.
Se desideri approfondire l’argomento, ascolta o leggi la trascrizione del podcast originale in inglese cliccando qui
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