Il 19 Aprile 2015 circa 700 bambini, donne e uomini morirono nel Mediterraneo mentre cercavano disperatamente di raggiungere una nuova vita in pace e sicurezza. La comunità europea espresse la propria indignazione e i politici promisero: “mai più”.
L’anno dopo, il 18 Aprile, fino a 500 persone morirono in alcuni naufragi nel mezzo del Mediterraneo.
Mentre MOAS si accingeva a commemorare queste enormi tragedie, il nostro equipaggio era nel Mediterraneo centrale sulla Phoenix, la nostra nave di ricerca e soccorso. La nostra missione 2017 era partita 2 settimane prima e la data era stata accuratamente scelta per evitare ulteriori tragedie di questa entità nel mese di Aprile. Mentre la Phoenix navigava verso l’area operativa dopo un periodo di avverse condizioni meteo, sapevamo che ci avrebbero attesi molti salvataggi; ma nessuno avrebbe potuto immaginare cosa stava per succedere.
Di seguito ricostruiremo le vicende del weekend e come un’altra enorme tragedia sia stata evitata grazie alla determinazione, al lavoro di squadra e alla solidarietà fra tutte le realtà presenti in mare.
Il venerdì santo, 14 Aprile 2017, durante tutto il giorno sono state salvate oltre 2000 persone dalla comunità SAR, principalmente ONG e navi della Guardia Costiera. La Phoenix ha partecipato al salvataggio di 273 persone, trasferendole poi a bordo di una nave della Guardia Costiera Italiana, in modo da poter rimanere nell’area e svolgere altri salvataggi in mare il giorno seguente.
Sabato 15 Aprile nelle prime ore del mattino la Phoenix ha cominciato a ricevere informazioni di diversi barconi alla deriva dall’aereo MOAS da pattugliamento marittimo, dal Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma (MRCC), e da altre navi presenti nell’area. Alle 5:10 la Phoenix ha avviato il primo soccorso del giorno, un gommone blu con 116 persone a bordo, seguito subito dopo da una grande imbarcazione di legno che si trovava nelle vicinanze. Per tutta la giornata, nuovi avvistamenti di barconi in difficoltà hanno continuato ad arrivare ininterrottamente da tutte le parti.
Tutte le navi presenti nella zona, inclusi i mercantili e i pescherecci, prendevano persone a bordo da diversi barconi, e lottavano per stabilizzare quelli che non potevano essere caricati. Giubbotti di salvataggio e acqua venivano distribuiti a tutte le barche, mentre le donne, i bambini ed i casi clinici d’emergenza venivano portati al sicuro sulla Phoenix. L’equipaggio MOAS nel frattempo redistribuiva le persone sui vari gommoni, nel disperato tentativo di stabilizzare quelli che erano nelle condizioni peggiori prima del calare della notte.
Al tramonto, la Phoenix era ancora circondata da 7 gommoni e 2 imbarcazioni di legno con circa 1000 persone a bordo e in disperato bisogno di aiuto. L’equipaggio era stato incessantemente al lavoro per oltre 15 ore, e ormai tutti cominciavano ad essere esausti.
“Avevamo appena cominciato a pensare di avere finalmente la situazione sotto controllo, quando sono comparse altre imbarcazioni. La più complicata è stata una grande imbarcazione di legno. Da un lato, dovevamo mantenere i motori e le pompe in funzione per evitare che affondasse, ma dall’altro lato sapevamo che oltre 200 persone stipate sottocoperta avrebbero potuto inalare i fumi del motore e soffocare. Col passare delle ore cresceva la nostra preoccupazione… Finiremo il carburante? Troveremo dei cadaveri?”
Paul, Soccorritore MOAS
A quel punto la Phoenix era già arrivata a pieno carico con un totale di 453 persone a bordo, fra cui un neonato di 2 settimane e diverse donne incinte.
Con il continuo andare e venire di diverse altre navi di soccorso, andate a soccorrere altre imbarcazioni in difficoltà in altre zone, l’equipaggio della Phoenix si era nel frattempo trovato solo e sempre più preoccupato, mentre per tutta la notte ha continuato a monitorare le circa 1500 persone bisognose di aiuto divise tra quelle già a bordo e quelle che ancora circondavano la nave.
Per tutta la notte la Phoenix ha aspettato di ricevere assistenza, tentando disperatamente di mantenere il controllo in un mare sempre più agitato. Solo poco prima della mezzanotte, un’altra ONG di ricerca e soccorso, Jugend Rettet, è arrivata con la nave Iuventa e ha iniziato ad accogliere a bordo le persone di uno dei gommoni in mare.
La mattina dopo, già nelle prime ore della Domenica di Pasqua, il velivolo MOAS ha iniziato il pattugliamento individuando nuove imbarcazioni che non erano ancora state avvistate. L’equipaggio MOAS ha distribuito giubbotti salvagente ad una piccola imbarcazione di legno e si è subito diretta verso un gommone ormai quasi sgonfio per prestare assistenza alla nave Sea Eye per un salvataggio estremamente delicato in cui alcune persone si trovavano già in acqua.
In questo soccorso, MOAS ha subito impiegato entrambe le sue scialuppe, molti gonfiabili di soccorso e altrettanti giubbotti salvagente. Nonostante l’impegno senza sosta degli equipaggi di entrambe le ONG e il salvataggio di circa 100 persone però, almeno in 7 hanno perso la vita da quel naufragio, fra cui un bambino di circa 8 anni. Tutti e 7 i cadaveri sono stati portati sulla Phoenix prima che l’equipaggio MOAS potesse ritornare a prestare assistenza alle 9 imbarcazioni della sera prima.
Nel frattempo, e nel corso della giornata, l’aiuto è arrivato in vari modi, anche inaspettati: navi di ONG, ma anche mercantili e pescherecci si sono messi a prestare assistenza in una situazione a dir poco disperata. Nelle ore seguenti l’equipaggio MOAS ha continuato a lavorare mentre, un’imbarcazione dopo l’altra, le persone venivano trasferite su navi sicure. Col peggiorare delle condizioni meteo i salvataggi sono diventati più impegnativi, in particolare quando le persone trasferite su un grande peschereccio hanno dovuto arrampicarsi sul suo fianco in condizioni pericolose.
La solidarietà dimostrata da tutti i presenti per tutta la durata del weekend ha permesso di salvare molte vite. Lo sforzo e l’impegno di tutte le persone coinvolte ha avuto il merito di evitare una tragica perdita di vite in mare in questo fine settimana di Pasqua.
Non so come abbiamo fatto a riuscire a tenere tutti in vita quella notte. Alcune persone a bordo hanno detto che si è trattato di un miracolo. Non lo so. Quello che so è quello che abbiamo fatto come team e ciò che questo rappresenta. Tutto l’equipaggio si è adoperato instancabilmente per salvare ogni singola persona attorno a noi. La determinazione è stata ciò che ha tenuto tutte quelle persone in vita. Sono orgogliosa di poter dire di essere stata parte di questo team. Nessuno sarebbe morto quel giorno semplicemente perché nessuno dell’equipaggio era intenzionato a permetterlo.
Annie, Paramedico
In seguito a molte altre ore di strenuo lavoro, finalmente i salvataggi si sono conclusi. In totale circa 1800 persone sono state salvate o assistite da MOAS durante il weekend, mentre si calcola che circa 8500 persone siano state tratte in salvo tra Venerdì e Domenica. La Phoenix questa mattina è arrivata al porto di Augusta per sbarcare le persone soccorse e le salme a bordo, e a breve si rimetterà in viaggio verso Malta per un ben meritato riposo.
Regina Catrambone, Co-Fondatrice/Direttrice MOAS
MOAS non ricorderà soltano chi ha perso la vita lo scorso weekend e nelle precedenti tragedie avvenute nel mese di Aprile, ma celebrerà anche l’impegno, la determinazione e la cooperazione che c’è stata fra tutti i mezzi SAR e non, e che hanno evitato quella che avrebbe potuto essere la più devastante tragedia mai avvenuta nel Mediterraneo.
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